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Quel aspetto ha Il FIne del Mondo
Tutto questo gli accadeva nella figura, ed è scritto ad ammonire di noi, li quali siamo al fino del mondo.
1 Cor 10,11
La benedetta Trinità farà , come io vedi, nell ultimo giorno una grande opera; quale opera sarà essa e come averrà, sa nessuna creatura ... e non saprà, finchè ci si non compierà. Quella grande opera ha nostro Dio e Signore disposto prima di Inizio di etè, e la manteneva e scopriva nell suo benedetto cuore, ed Egli solo sa di quella. E per quella opera riformerà tutto.
Poichè come la benedetta Trinità ha create tutte le cose di niente, nell stesso modo questa Trinità benedetta restaurerà tutto, che non è in ordine.
Giuliana di Norwich (1342-1416), Testo Lungo, cap.32
I difensori dell senso litterale della Scrittura forse avrano difficoltà di dimonstrare, che quello "Siamo al fine del mondo", il quale ha Paolo scritto già nell primo secolo, vale anche oggi nel non diminuto modo come quella volte, e che quello fine del mondo dura più o meno già due mille anni. E se soprapiù prendono in parola la chronologia biblica, secondo la quale il mondo ha così sei mille anni, non sono molto bravi nell esplicazione di essistenza contemporanea dell mondo. Ma bastiamo di scherzare. Il apostolo sentiva la situazione di lui e degli altri cristiani come una quella di uomini al fine del mondo. Come e in che cosa? Immaginavano quelli cristiani antichi, questi primi, li quali potevano denotarsi così, immediata peritura fisica del mondo? Questo è possibile. Ma non è accaduta e questo fatto non ha dato una scossa alla fede o al orientamento di vita di loro. Quindi doveva essere al di là di questo parole anche qualcosa altro, qualche sentimento, che discorre e dimonstra a noi del fine del mondo, seppure la situazione esterna non deva semblare così. Primo al arriveremo a questo, che cosa esso potrebbe essere, feceremo prima una piccola gita di storia.
I sentimenti simili, cioè che subito venerebbe o gia venisse il fino del mondo, avevano gli uomini anche altre volte. Il medioevo abbondava particolamente di tali immaginazioni ed allora erano queste attese accompagnate da diverse esspresioni di paura e da preparativi febbrili. Il senso di un inevitabile subito fine rese almeno fin la Guerra di trent'anni e anche dopo lei, anche se proprio dopo la stessa molti gli sono detti, che se il Dio non avrebbe usato questa opportunità meravigliosa di romperla con il mondo, la quale gli ebbero offerti gli stessi uomini, potrebbe forse avere progetti con gli uomini di più lunga durata. Nacque il moderno "ottimismo storico". Ma questo originale ottimismo del seicento, era lungi dal nostro ottimismo presente, che si fonda al pensiero di sviluppo incessante e il "progresso universale". Questo, che celebriamo oggi come la vittoria sopra il "oscurantismo medievale", aveva piuttosto la forma di sospiro di Leibniz, che "questo mondo è il ottimo di tutti possibili", allora la forma di rinuncia a qualche perfezionamento radicale, a una riforma totale del mondo, la quale ebbero immaginato ancora al inizio del stesso secolo i Rosicruciani. Gli uomini, che sempre più penetravano nel mistero di materia, hanno insomma scoperto, che il mondo materiale segue i leggi proprii ed è pertanto molto più independente dal modo spirituale, che ci si immaginava nei tempi passati, e per questo anche in certo modo "più durevole" - la malvagità umana forse non causerà, che il sole mettebbe di spuntare. Come se il mondo abbia soppravissuto un altro suo fine.
Ma noi abbiamo voluto scrutare, che cosa ha portato cristiani - sia pure quelli di tiempi di Paolo, ma anche i posteriori - a questo quasi stoico, sprezzante attegiamento al destino del mondo. Il modo già nongli interesava, perchè la loro fede poteva trasportarli già nell presente negli altri condizioni, che questi, che regnano al mondo, nell atrio di regno di Dio. Anche così ha potuto di accadere, che molti cristiani negli diversi tempi volevano espressamente il fine del mondo ed i predicatori lo invocavano. Ma anche questo noi sappiamo dalla proprie esperienza: se qualcosa resiste asottomettersi al nostro ideale, non ci vogliamo la sua peritura? Questa psichologia è la stessa oggi come nell medioevo.
Ma proprio a questo trovamo una risposa molto pesante già nella antichità, nell libro biblico di Giona. Giona, un profete di Dio è stato inviato da Dio a Ninua, affinchè predici a questa città grande e superbo il giudizio di Dio. Ma Giona non ubbidi l'apello di Dio, che cosa ha una conseguenza nella quella avventura strana con un nave, una procella di mare ed una pesce, che lo abbia inghiottito e di nuovo rigetto alla marina. Giona si trova in fine contro la sua volontà a Ninua, e non ebbe altra scelta, che compiere il compito. Possiamo immaginare, come il attore di questa storia, Giona deve odire questa città, per la quale ha dovuto soffrire tante avventure male - che compia il giudizio di dio sopra lei! - Ma che cosa è? Il intervento di Giona, indignato è certe molto autentico, provoca una svolta nella vita della città - gli abitanti prendono il suo annunzio in serio e vanno a trarre conseguenze da lui. Il Dio in fine non distrue la cità, però contro ogni aspettativa la dà una prospettiva nuova. Il lettore ha così ante occhiali una storia, nella quella da un fine già annunziato e certo divenga un nuovo inizio .
Possiamo allora vedere, che non è fine come fine. Ma rivolgiamo adesso attenzione al'altro testo di noi. E da medioevo basso e da un quello testo certe aspetterremmo, che il decesso del mondo sarebbe rappresentato là con i colori oscurrissimi. Ma questo non è fatto. Piuttosto di questo frammento respira a noi un flato di un prato verde o di un cielo azzurro. Come possibile?
Un lettore informato risponderebbe forse, che in questo scritto mistico torna a vivere una dottrina antichissima della scuola cristiana di Alessandria del terzo secolo di cosidetta apokatasthasis pantón, che significa niente altro, che al fine del mondo - come credevano Origene, Clemente di Alessandria ed altri - ci avverrebbe ad un rinnovazione del ordine ed armonia orginale, i quali fossero al inizio della creazione, prima del caduta di creatura; perciò anche non sarebbe del inferno, perchè tutto ritornarebbe - per la potenza ed intervento di Cristo - a quesa sua perfezione primordiale. Un scienziato può poi scervellere, come e tra quelle vie questa dottrina del terzo secolo, nella chesa già estinta e condannata, e arrivata ad una reclusa, ciòe una eremita, che vive nel assoluta isolazione volontaria, al fine del Trecento.Non intendiamo qui solvere questa domanda complicata, vogliamo volgere attenzione in una altra direzione. Se leggemo questo frammento attentamente, osservamo, che fuori di un generale carattere ottimistico, che in fin dei conti è ad un lettore moderno più simpatico, comprende anche che cosa altro, ciòe la ragione di quella - al medioevo strana - speranza: Leggiamo pure dall'inizio: La benedetta Trinità farà ..., nell ultimo giorno una grande OPERA... questo stato ammirabile di una riforma generale non averrà da solo, ma per una intervenzione di Dio! Davvero! Se il Dio agisse secondo la sua giustizia , non potrebbe altrimenti, che condannare la grande parte dell umanità alla dannazione nelle pene del inferno. Ma il Dio è legato da nulla lege, neppure dalla propria parola, per la quale al inizio di epoca nuova ha ristruturatto il mondo. Solo i uomini sono legati da lui, perchè non avono di niente migliore, che potrebbero seguire, che questo (Nuovo) Lege. Ma sbagliano, negando a Dio possibilità di pronunciare un'altra parola, una parola per esempio, per la quale tutto restutuerebbe.1
Fine? Certe. Siamo al fine del mondo. Ma che cosa e di quaale genere può essere tale fine, sa nessuna creatura ... e non saprà, finchè ci si non compierà. Ci può anche essere quello fine di Giona, un fine, che non è un fine per niente, ma un nuovo inizio.
Il testo origina ci si trova al andresius.pise.cz/...